Domenico Purificato: pittore della realtà e della sua magia… ricordando il Maestro nel centenario de
- Zaira Daniele
- 13 mag 2015
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Domenico Purificato nasce a Fondi il 14 marzo 1915, trascorre la sua infanzia nella casa natale situata di fronte alla chiesa duecentesca di S. Pietro e il Palazzo Caetani, sede dell’elezione dell’antipapa nel 1378 che causò lo Scisma d’Occidente e della corte rinascimentale di Giulia Gonzaga, le cui mura antiche intrise di storia, già alimentavano la fertile fantasia dell’artista. Dopo aver conseguito la maturità classica al V. Pollione di Formia intraprende gli studi giuridici che presto abbandonerà per seguire la sua vera passione, la pittura. Nel 1933 Purificato lascia la provincia e si trasferisce a Roma dove ritrova i suoi amici intellettuali fondani, Pietro Ingrao, lo slavista Dante di Sarra, Leopoldo Savona, il regista Giuseppe De Santis e il poeta Libero de Libero e con questi ultimi due nasce un grande sodalizio ispirato al comune legame affettivo per la terra natale, Purificato scrive: “Ciò che era alla base del nostro lavoro era la gente della nostra terra che Libero chiamava Ciociaria”. Sono infatti i paesaggi assolati della Ciociaria con i suoi stupori coloristici, i volti paesani e i luoghi della sua memoria i suoi soggetti preferiti, è la sua terra col suo bagaglio affettivo e i ricordi d’infanzia ad essa legati, trasfigurati dalla sua fantasia, la materia viva della sua pittura, Fondi e la Ciociaria sono la sua grande Musa. I suoi paesaggi realisticamente fantastici, sempre accompagnati dalla presenza umana, ci rimandano ai paesaggi immaginari di Poussin, e prima ancora ai dipinti di Giorgione e Tiziano in cui le figure si fondono liricamente col paesaggio. Le sue “colazioni” in campagna o in riva al lago degli anni ’70-’80 in cui i contadini si riposano in gruppo sull’erba dalla fatica quotidiana del lavoro campestre, in un clima di amicizia, rievocano per l’iconografia, le colazioni impressioniste di Renoir e di Seurat e per l’atmosfera di sogno le “feste galanti” di Watteau. Libero de Libero in quegli anni dirigeva la Galleria della “Cometa” di proprietà della contessa Letizia Pecci Blunt che fungeva anche da casa editrice ed era un po’ il centro della vita artistica della capitale, l’unica galleria in Italia che operava non secondo leggi di mercato ma esclusivamente nell’interesse dell’arte: essa nei suoi pochi anni di vita, dal ‘35 al ’38 fece conoscere il meglio della produzione artistica del tempo. Fu de Libero ad introdurre Purificato nell’ambiente artistico romano e ad avvicinarlo a quella cerchia di artisti che segnarono la stagione artistica della Scuola Romana proseguendo il discorso pittorico iniziato da Scipione, Mafai e la Raphael: è nell’ambito della Scuola Romana che avviene la formazione artistica di Purificato. La pittura della Scuola Romana contrapponendosi alla vuota pittura ufficiale del Novecento, esprime il bisogno di una maggiore aderenza alla realtà e alla dimensione dell’uomo, nella sua quotidianità e nel suo microcosmo di affetti, sentimenti e valori, attraverso immagini vive appena velate da una luce realisticamente magica. La pittura di Scipione e Mafai trae linfa dalla vita, dalle loro passeggiate romane, dai rossi dei tramonti romani, dagli ocra dei palazzi antichi, dalle chiese e dalle piazze barocche: con la loro opera Roma si appropria di una pittura tutta sua, genuina ma informata dei nuovi fermenti artistici che si agitavano in Europa. Purificato diventa un assiduo frequentatore insieme a Melli, Janni, Leoncillo dello studio di Corrado Cagli che dà avvio negli anni trenta alla fase tonalista della Scuola Romana succeduta all’espressionismo della fase iniziale della “Scuola di via Cavour”. Furono Libero de Libero e il maestro Cagli a fargli fare la sua prima mostra alla Cometa nel ’36, Purificato espone insieme alle nature morte I tre cavalieri, un dipinto che si rifà ai maestri del ‘400, in particolare a Piero della Francesca, in cui è evidente l’influsso del classicismo di Cagli che caratterizza i suoi primi dipinti romani degli anni trenta. Sempre nel ’36 Purificato partecipa alla mostra sindacale inaugurata da Vittorio Emanuele III presso i Mercati Traianei. Nel 1938 Purificato viene chiamato a dirigere la rivista “Cinema” alla cui redazione collaboravano Antonioni, Visconti, Barbaro, tra i maggiori artefici del Neorealismo. Nel ‘42 espone alla 50^ mostra della Galleria di Roma insieme a Pippo Rizzo, Mirko, Afro, con Crocifissione, Penitenti, La rissa, opere legate agli stilemi della Scuola Romana, in cui è evidente il richiamo ai “rossi” di Scipione e al suo lirismo cupo che caratterizzano i dipinti romani di Purificato degli anni bellici. In questo periodo accanto a opere che esprimono l’amarezza della guerra, Purificato realizza opere di evasione per il solo gusto di quella che Mafai chiamava “La signora Pittura” per ribadire la sua nobile qualità, ricordiamo L’altalena del ’42: una scena in moto fissata istantaneamente alla maniera impressionista in cui sono raffigurati un gruppo di bambini che giocano vivacemente in giardino accanto a delle nobildonne dalle forme allungate fiammingheggianti. L’iconografia della composizione e la pennellata pastosa a tocchi morbidi sono tipicamente impressioniste ma i colori non del tutto naturali e i contrasti luministici che incupiscono il cielo denotano un’indagine spirituale della realtà che caratterizza i movimenti post-impressionisti e poi l’Espressionismo. Nel maggio dello stesso anno espone alla 10^ sindacale a Valle Giulia insieme a Mafai, Guttuso, Omiccioli, Tamburi e Cavalli; a settembre partecipa al Premio Bergamo con il dipinto Le ingenue cugine mentre Guttuso è presente con Crocifissione, e alla Biennale di Venezia che segna l’inizio della sua ascesa artistica di levatura nazionale. Nel ‘43 partecipa alla quarta Quadriennale di Roma; nel ‘44 Purificato partecipa con l’opera La barricata alla mostra “L’Arte contro la Barbarie” presso la Galleria di Roma, la prima rassegna d’arte allestita a Roma dopo la Liberazione, in cui sono presenti molti artisti quali Mafai, Guttuso, Ziveri, Treccani, che, come scrive Purificato, “Avevano fiducia nell’avvento di una nuova cultura e credevano nella possibilità di trovare i termini stessi e i modi con i quali comunicare con gli altri, nel clima e nella misura che arte e poesia sanno dare”. L’11 dicembre viene pubblicato il suo primo libro “I racconti del Solleone”. Nel ‘45 Purificato aderisce al “Fronte Nuovo delle Arti” con cui si ha la nascita del Neorealismo. Egli in questi anni realizza opere di impegno sociale che denunciano la sofferenza degli uomini, ma sempre in termini poetici e mai con i toni aggressivi che caratterizzano i “manifesti politici” di Guttuso. Nella pittura di Purificato non vi sono tinte di odio, c’è sempre un clima pacifico e di solidarietà umana, e i suoi personaggi hanno il volto malinconico e sereno di chi vive il dolore nell’intimo e non si lascia abbattere continuando ad avere fede nell’esistenza e nei valori dell’uomo. Al centro della sua opera vi è l’uomo col suo universo morale, ritratto nel suo ambiente, nella sua dimensione intima e quotidiana fatta di piccole cose che hanno una loro valenza poetica e una naturale aura di magia. Un realismo umano dunque il suo, che sa cogliere la magia del reale attraverso gli incanti della natura e la poesia della vita nel suo aspetto quotidiano, una visione dunque che si concilia con la poetica della Scuola Romana da cui deriva l’etimo originario del suo realismo. Purificato ne “I colori di Roma”, uno dei suoi non pochi scritti sull’arte, pubblicato nel ‘65 ci fa rivivere il clima della Scuola Romana nel suo rapporto con la realtà artistica, culturale e politica del tempo attraverso la sua personale esperienza restituendoci la giusta entità della sua dimensione spesso trascurata dalla critica di quegli anni. Ritornano spesso nella sua maturità artistica i modi pittorici e i motivi della Scuola Romana, come nudi e maschere, presenze tipiche del suo mondo pittorico, reinterpretate originalmente. Nella produzione di Purificato domina la figura di Pulcinella che al di là della solitudine esistenziale di cui è espressione la maschera nell’ arte contemporanea, è un’immagine viva che riacquista i suoi connotati umani e le caratteristiche del personaggio, ritrovando una concomitanza con le maschere di Watteau. Ne La morte di Pulcinella all’assedio di Gaeta un’enorme tela dai colori pastosi e dal sapore teatrale, Purificato racconta, con la sua peculiare vena narrativa ispirato dal libro “La conquista del Sud” di Alianello la presa della città borbonica da parte delle truppe piemontesi nel 1861 che segna il tramonto di una grande dinastia e di un’epoca. Purificato, fedele alla realtà storica, introduce nella scena la maschera, perché la tragedia avvenendo nei giorni del Carnevale viene affrontata in maschera nel rispetto della tradizione napoletana e come per esorcizzare l’incombente destino. Il dramma umano è chiaramente espresso nell’immagine di Pulcinella morto a cui va la sua fraterna pietà, in un dipinto in cui si fondono storia e leggenda, festa e destino. Nel 1951 Purificato vince il “Premio per la Pace” organizzato da “Vie Nuove” e “Rinascita” con I ragazzi di Tormarancio, un’opera dall’impostazione teatrale che ha destato gli arricciamenti di naso di alcuni critici e politici secondo cui non era ben espressa la denuncia. De Libero chiarisce il neorealismo di Purificato: “Sbaglierebbe a mio parere, chi volesse far rientrare nella sigla neorealista la pittura di Purificato. La sua realtà è la realtà di tutti coloro che non dimenticano la natura, l’uomo, e il suo passaggio sulla terra più durevole della natura stessa, quando l’arte se ne impadronisce per tramandarne la memoria”. Nel ’52 Purificato partecipa alla VI Quadriennale di Venezia con il dipinto Il trasporto del contadino ferito e nel ’55 alla VII Quadriennale di Roma, tra i dipinti esposti, Donna con gallo, Famiglia in barca, La bella ciociara. Nel ‘54 collabora con de Libero al film “Giorni d’amore” di Giuseppe De Santis”, concepito dai tre artisti fondani come una specie di favola che narra la vicenda di due innamorati che risolvono con la fuga il problema del matrimonio troppo dispendioso per la loro condizione. Per la prima volta nella storia del cinema italiano viene affidato ad una sola persona, a Purificato, il compito di curare la scenografia, i costumi e il colore di un film che all’epoca era una novità in campo cinematografico. “Giorni d’amore” ebbe il primo premio per la fotografia a colori al Festival di S. Sebastiano grazie a Purificato che attraverso i suoi colori ha saputo creare atmosfere di favola. Nel ‘60 nasce la rivista “Figura” diretta da Purificato; inoltre vince il primo premio alla IV Biennale d’Arte Sacra con la Crocifissione. Egli convinto assertore di una pittura figurativa e sempre coerente alla sua personale concezione dell’arte, pur adeguando il suo stile alle ricerche contemporanee, combatterà attraverso i suoi scritti un’aspra polemica contro le Neoavanguardie che negli anni ‘60-‘70 dominano la scena artistica decretando la morte dell’arte. Scrive de Libero: “Purificato pur accettando i profitti autentici della modernità, rifiuta i suoi rinnovati manierismi, le mode e il credito, millantato da più di un artista, per riaffermare un principio unitario dell’arte, la sua qualità e il suo stile da ricostruire ciascuno per sé e per tutti”. Purificato per un suo sentito dovere verso l’arte vera, pura, un’arte che si nutre della realtà e della sua magia, lascia la capitale e ritorna alle radici, ritrovando la sua dimensione poetica nella genuinità e integrità morale del mondo contadino ciociaro che da sempre ha ispirato la sua arte: egli ritorna a cantare nella sua pittura, come de Libero nella poesia, la sua Ciociaria con i suoi paesaggi incantati, i cavalli, i galli, i suoi contadini, le dolci fanciulle dall’aria trasognata, le arance di Fondi, il suo paese dell’anima… Nel ‘72 Purificato viene nominato direttore dell’ “Accademia delle Belle Arti di Brera”, ruolo svolto con impegno e passione per diversi anni. Il comune di Milano promuove nel palazzo Reale una mostra antologica di Purificato, la più grande rassegna delle opere di Purificato che ripercorre tutta la sua carriera artistica. Nel ’75 ha luogo la prima edizione del Premio Fondi-La Pastora per un’opera teatrale inedita, da lui ideato. Nel 1983 si tiene la sua ultima grande mostra a Roma a Castel S. Angelo in cui è presente un grande quadro Viaggio nella Pittura che racchiude emblematicamente tutto il suo mondo poetico e pittorico. Purificato muore a Roma il 6 novembre 1984 e con lui Fondi perde un figlio illustre, Roma e l’arte italiana un grande maestro, ma il messaggio di gioia, ottimismo, di fede nella vita e nell’uomo e l’amore per la sua terra natale che trapelano dalla sua pittura, vivranno per sempre negli spazi eterni della pittura.
Zaira Daniele
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