I giardini di Paul Klee
- Tullio Taffuri
- 19 mag 2015
- Tempo di lettura: 4 min
I giardini di Paul Klee sono una grazia,una rivelazione. Sono giardini della sorpresa e della meraviglia. Giardini nei quali sognare, meditare, contemplare. Ci riportano alla concezione originaria del giardino come simbolo della fertilità e della fecondità: tradizione antichissima, comune a tutte le civiltà del Mediterraneo.
La natura è fonte inesauribile di ispirazione per Paul Klee. La realtà naturale diviene arte in quanto viene osservata “con la testa tra le gambe”- diceva Benedetto Croce -ovvero in maniera inusuale,insolita, come solo un vero artista sa fare. Scrive Paul Klee: "Per l'artista la comunicazione con la natura resta la più essenziale delle condizioni. L'artista è umano; è egli stesso natura; parte della natura all'interno dello spazio naturale".
Cosa possiamo vedere nei giardini di Paul Klee?
Innanzitutto la capacità di catturare e condensare gli elementi archetipici del giardino,del paesaggio e della natura del Mediterraneo.

In spazi prevalentemente bidimensionali,vediamo combinazioni raffinatissime di linee,punti, forme e colori che si trasformano in fiori,alberi fantastici, paesaggi e atmosfere da sogno.
Paul Klee ci spinge a osare,a entrare dentro i suoi giardini,ci invita a rivivere e a ricostruire mondi incantati senza porre limiti alla creatività e alla fantasia.
Abbiamo collocato,seguendo le indicazioni dello storico d’arte Renato De Fusco, Paul Klee nella linea dell’Espressione,una linea ideale che riunisce tutte le correnti artistiche del Novecento che si riconoscono nell’estetica dell’Einfühlung.
Alla base di questa corrente estetica vi è l’idea che esiste una corrispondenza organica tra l’uomo e la realtà. Le forme della natura e gli oggetti artistici possono attrarci o respingerci sulla base di affinità nel soggetto che percepisce. ”Nulla agisce puramente per sé stesso,ma tutto in risonanza all’affine che è in noi” (Nicco Fasola,1949)
A differenza del suo amico e collega Kandinskij, Paul Klee concepisce la pittura astratta come la conclusione di un lungo processo storico di dissoluzione della forma,non come un programmatico punto di partenza della pittura contemporanea. L’astrazione è la trasfigurazione poetica del dato reale che rimane ineludibile. Il compito è dell’artista è allargare l’area della coscienza,esplorare nuove dimensioni del mondo naturale.

Due viaggi, a Tunisi, nel 1914,ed in Egitto tra il 1928 e il 1929,segnano una svolta nella sua formazione stilistica. Nel primo viaggio,effettuato in compagnia del suo amico pittore Macke, matura la passione per il colore e scopre la luce abbagliante del Mediterraneo. Attraverso una serie di straordinari acquerelli sperimenta la potenza e l’efficacia dei colori caldi che saranno spesso presenti anche nelle sue opere future. Scrive nei suoi diari:”Un senso di conforto penetra profondo in me,mi sento sicuro,non provo stanchezza.Il colore mi possiede. Non ho bisogno di tentare di afferrarlo. Mi possiede per sempre,lo sento. Questo è il senso dell’ora felice:io e il colore siamo tutt’uno:sono pittore”.
Nel secondo viaggio,viene attratto dalle linee e dallo spazio dei paesi mediterranei e nordafricani. Questa maturazione stilistica e figurativa viene trasferita nei suoi dipinti. I giardini e i paesaggi ammirati nei suoi viaggi vengono resi attraverso tratti essenziali ed elementari: appaiono come un flusso illimitato di forme, colori e visioni stilizzate.
Tutte le opere di Klee,inoltre, trasmettono tensione ideale e spiritualità profonda. La sua “ossessione” per la metafisica,il suo interesse per il Trascendentalismo sono espressi nel suo libro “L’occhio pensante”,interessantissimo manuale di design,scritto durante il suo anno di insegnamento alla Bauhaus. Scriverà nel 1920:
“Rivelare la realtà che sta dietro le cose visibili,in modo da esprimere la convinzione che il mondo visibile è solo un caso isolato”.

Nel Giardino di Rose- uno dei suoi lavori più importanti-ci mostra la sua romantica capacità di unire il vicino e il lontano,l’amore per il dettaglio e l’amore per il paesaggio cosmico,infinito.
Il suo grande sogno artistico- infatti- sarà la raffigurazione della totalità del mondo. Klee, al termine del suo saggio Sull’arte moderna, rivela:
“M’è capitato di sognare un’opera di vasto respiro che abbracci l’intero ambito degli elementi, dell’oggetto, del contenuto e dello stile. Questo rimarrà certo un sogno, ma è bene immaginare di tanto in tanto questa possibilità, ancora vaga. Non bisogna precipitare le cose: queste devono venire alla luce e crescere, e se alla fine suonerà l’ora di quell’opera,tanto meglio! Dobbiamo ancora cercare. Finora abbiamo rinvenuto dei frammenti, non il tutto.”
Per Paul Klee, gli alberi rappresentano un modello ideale sia in termini di crescita vegetativa e sia perché sono una perfetta metafora del processo di creazione artistica. Occupano una posizione speciale, sia nel suo pensiero che nella sua produzione creativa.
L’artista è come l’albero:attraverso il tronco,canale di trasmissione, mette in contatto il mondo visibile e il mondo invisibile. Scrive in una conferenza tenuta a Jena nel 1924 che l’artista “attraverso le radici s’abbevera del fluire della vita e della natura, trasmettendo poi nella sua chioma, cioè nell’opera, ciò che ha visto”. La nascita dell’opera d’arte è analoga alla nascita di un fiore.Compito dell’artista è di portare alla luce archetipi,visioni, forme e segni nascosti che popolano dimensioni non ancora esplorate. Per raggiungere questo scopo è necessario che l’arte e la vita si intreccino: l’etica e l’estetica diventano due lati della stessa moneta.
Scrive nei suoi Diari:”diventare anzitutto un uomo, l’arte sarebbe venuta poi. Devo dedicarmi prima a sviluppare la mia personalità. Sono certo che solo così riuscirò a trovare poi la giusta espressione dell’arte”.
Ciò che emerge,infine, dai giardini e dai paesaggi di Paul Klee è il carattere quasi antropomorfico degli elementi vegetali. Rose,alberi,fiori sono creature con fisionomie e sentimenti,attori sulla scena di un ideale “Teatro Botanico”,titolo di un’altra sua famosa opera. E la scena, naturalmente, è la vita stessa.
“Era un creatore che ha trovato la bellezza del mondo che lo circonda”, scriverà uno dei suoi allievi al Bauhaus”.
I giardini di Paul Klee


Tullio Taffuri
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