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Tina Antonelli: nell’arte, la vita

  • Zaira Daniele
  • 12 ott 2015
  • Tempo di lettura: 5 min

La sua pittura è un grande autoritratto in cui si esprime il suo multiforme sperimentalismo

L’artista, spinta da un naturale e impellente bisogno di stabilire un contatto con gli altri, e di ricercare negli altri la comprensione e una condivisione di sentimenti, è solita organizzare durante l’anno, degli eventi artistici nella sua galleria a Fondi e in locali della zona, e lo fa in modo assai originale e simpatico, dandoci così la possibilità di uscire per un attimo dalla routine della quotidianità e di immergerci nel mondo creativo e rigenerante dell’arte, fatto di colori e di emozioni. Per Tina Antonelli, infatti, l’arte rappresenta uno strumento di scavo nella sua interiorità che le consente di mettere a nudo la propria anima; attraverso l’atto creativo l’artista riesce a liberare senza pudore le proprie paure, i dubbi esistenziali irrisolti, le sue emozioni profonde e talvolta anche il vuoto di esse e riesce ad esprimere tutto questo sulla tela, dove il conflitto interiore che avvolge inestricabilmente l’animo dell’artista si addolcisce e si stempera nella delicatezza dei tratti e del colore, trovando quasi, nell’opera d’arte un senso al suo esistere. Quando crea, quando dipinge e quando scrive poesie, Tina Antonelli, esce per un attimo dal buio della realtà in cui si sente oppressa e sperduta, e riassapora, anche se per poco, la luce della vita. L’arte è per Tina Antonelli la dimensione rassicurante in cui riesce ad esprimere sé stessa e a ricostruire i brandelli della sua identità di cui è continuamente alla ricerca, come lei stessa scrive nel precedente catalogo; e nell’arte la sua anima stanca di interrogarsi, di vagare, di vivere, si rifugia per rifocillarsi e trovare degli stimoli vitali a cui si aggrappa tenacemente per non lasciarsi travolgere dall’assurdo non senso che è per lei la vita. Questo catalogo ha un significato importante per l’artista, perché vengono per la prima volta presentati al pubblico dei quadri nuovi, che sul piano stilistico e nella concezione strutturale della composizione, si presentano molto diversi dal genere ormai noto di dipinti dell’Antonelli a cui siamo abituati, dipinti dominati dal tipico colore verde che avvolge le figure come un velo rendendole rarefatte, squisitamente evanescenti e sensuali. Sono dipinti che hanno un grande impatto emotivo sullo spettatore per la violenza espressiva che li caratterizza; eseguiti con una tecnica moderna che ci riconduce all’espressionismo, i colori sono forti e stesi con una pennellata compatta, in essi sembra materializzarsi il grido disperato dell’artista, che si sente stordita dal non senso dell’esistere. Si tratta di enormi tele dove giganteggiano volti di donne, dai tratti marcati, e leggermente trasfigurate nella forma, dove non ci sono spazi vuoti e la figura si fonde con lo sfondo; questi volti femminili, a volte pesantemente truccati, a volte ricoperti a metà da una maschera, hanno gli occhi spenti, fissi nel vuoto, come se, risvegliati dopo un incantesimo avessero perso la capacità di sognare, di vivere la magia della vita, vedendo tutta la vita come un grosso inganno. L’infelicità e l’insoddisfazione di fondo che caratterizza la personalità umana di Tina Antonelli si riflette nei volti di donna da lei dipinti, infelicità che la maschera o il trucco non riescono a nascondere…Questi volti, dunque, non sono altro che il ritratto di se stessa e della sua stessa infelicità che lei vuole imprimere con insistenza sulle sue tele. Quegli occhi, dallo sguardo enigmatico, chiusi nel loro immobilismo facciale, sembrano nascondere dentro di sé un mistero, e ci seducono, trascinandoci magicamente dentro di esso. La pesantezza fisica di quei volti marcati da un linearismo nervoso, esprime emblematicamente una cesura tra il dentro e il fuori, una chiusura verso l’esterno, è come se l’artista autoritratta tenesse serrati dentro di sé i suoi pensieri, i nodi problematici della sua esistenza, come per paura di rivelare sé stessa, reprimendo così il proprio spirito. Eppure quegli occhi di donna parlano, sono percorsi da una vitalità interna, sono caparbi, non hanno perso la forza di combattere, di continuare, nonostante tutto, a credere in qualcosa per vivere. I volti-autoritratto di Tina Antonelli, per la spigolosità delle loro fattezze, per il sottile nevroticismo che li attraversa, e per quell’ espressionismo che deforma caricaturalmente l’immagine, richiamano alla mente, i volti di Modigliani e gli autoritratti della Raphael, in particolare mi viene in mente l’Autoritratto con il violino. E all’espressionismo scultoreo della Scuola Romana di Mazzacurati, Fazzini, e della stessa Raphael sembrano rifarsi le sue recenti sculture, un campo su cui ultimamente si sta riversando lo sperimentalismo multiforme dell’Antonelli. Ricordiamo qui, la Maternità, in cui il tema religioso esce fuori dalla tradizionale iconografia ed è concepito in modo insolito, del tutto moderno, le immagini, anticlassiche di coincisa struttura formale, sono volumi ridotti all’essenzialità, dalla forma piena e densa di umori vitali, un’energia istintiva anima la figurazione dal carattere laico ed umano. Le opere qui presentate, mi riferisco in particolare alla simpatica galleria di volti-autoritratti, appartengono ad una fase sperimentale dell’artista, un filone altrettanto originale che l’Antonelli intende riprendere per perfezionarne la tecnica. La cromia scura e il fondo di tristezza che li attraversa, sono espressione di stati umorali prodotti nell’animo dell’artista dall’atmosfera buia e melanconica che caratterizza la lunga stagione invernale, da cui l’artista si sente annoiata ed emotivamente svuotata, come lei stessa scrive. Osservando attentamente uno dei tipici quadri “in verde” dell’artista, e uno dei quadri in questione, non è difficile scorgere, al di là delle evidenti differenze formali, un comune sostrato espressivo, il mondo poetico ed emotivo di Tina Antonelli che fuoriesce attraverso la sua arte. Quindi non dobbiamo vedere i due generi pittorici realizzati dall’artista, come nettamente contrapposti, ma come due diversi modi formali in cui si esprime la sua personalità artistica, a seconda dei periodi e degli umori, i cui tratti espressivi sono inconfondibili. Tutti i dipinti di Tina Antonelli sono pervasi da un velo di ironia, quell’ironia che è necessaria per prendere con leggerezza le cose e addolcire il dolore, e questo è da leggersi come un messaggio di ottimismo e di conforto che l’artista vuole lanciare allo spettatore. Tina Anonelli, possiamo dire, ha saputo attraverso la sua arte crearsi una sua identità ed un suo spazio deciso nella vita artistica e culturale cittadina, i suoi quadri ormai sono entrati nel cuore della gente….Ma la nostra artista, come tutti gli artisti, non è mai paga dei traguardi raggiunti, va sempre oltre, sperimenta nuove soluzioni artistiche, nella continua ricerca di sé stessa, e nel bisogno incessante di stabilire una comunicazione con il pubblico da cui si sente rassicurata e rafforzata…. E questo la spinge continuamente ad uscire fuori dai limiti spaziali del suo “Habitat” e ad esplorare nuovi orizzonti per far conoscere la sua arte e con essa un po’ di se stessa, appagando la sua anima fluttuante di artista.


 
 
 

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